venerdì

 LA PROLIFERAZIONE DI GRUPPI, DURANTE IL BIENNO, 1945/1947, NON CONSENTE DI CONOSCERE LE CIFRE ESATTE DEL NUMERO DI ADERENTI AL NEOFASCISMO NELLA FASE CLANDESTINA. I PRIMI GRUPPI CHE MANIFESTARONO LA LORO VOLONTA’ DI CONTINUARE LA AZIONE FASCISTA SI DIEDERO I NOMI DI “GUARDIA NERA CLANDESTINA” (G.N.C.), “FRONTE ANTIBOLSCEVICO ITALIANO” (F.A.I.), “VOLONTARI DELL’ORDINE NAZIONALE” (V.O.N.) “TRUPPE NAZIONALI” (T.N.), “MOVIMENTO DI AZIONE RIVOLUZIONARIA ITALIANA” (M.A.R.I.), “ARDITI D’ITALIA” O “ARMATA RIVOLUZIONARIA” (A.R.). I GRUPPI PERO’ PIU’ VISIBILI CON ASSEMBLEE PUBBLICHE E COMUNICATI AI GIORNALI FURONO IL “PARTITO SOCIALISTA NAZIONALE”, LA “LEGA UNIFICATA PARTITI ANTICOMUNISTI” E IL “MOVIMENTO ITALIANO DI UNITA’ SOCIALE”, IL GRUPPO “PARTITO MUSSOLINIANO ITALIANO”, LE “SQUADRE D’AZIONE MUSSOLINI” (S.A.M.), IL “MOVIMENTO FASCISTA REPUBBLICANO), IL PATITO MONARCHICO FASCISTA” E IL “PARTITO DEMOCRATICO FASCISTA” DI DOMENICO LECCISI. IL GRUPPO “LOTTA FASCISTA” CHE PUBBLICAVA UN OMONIMO  FOGLIO. IL PIU’ RILEVANTE DEI GRUPPI NEOFASCISTI FU QUELLO DEI “FASCI DI AZIONE RIVOLUZIONARIA” (F.A.R.) SIGLA DI ISPIRAZIONE INTERVENTISTA E DICIANNOVISTA PRESENTE SIN DAL 1946

Domenico Leccisi

(Molfetta, 20 maggio 1920 – Milano, 2 novembre 2008)

Iscritto al Partito Nazionale Fascista a Milano fu dirigente sindacale. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nell'arma di cavalleria sul fronte francese e su quello jugoslavo. Aderì alla Repubblica Sociale Italiana come esponente del fascismo di sinistra. In questo periodo pubblicò numerosi articoli in sostegno del progetto del governo fascista repubblicano di Socializzazione dell'economia. Sull'ultimo numero del quotidiano "Repubblica fascista", uscito il 25 aprile 1945, all'approssimarsi della caduta della Repubblica Sociale Italiana Leccisi scrisse: «Oggi che il sipario pare stia per calare sull'ultimo atto della più grande tragedia vissuta dagli uomini, noi alziamo la fronte verso il sole della nostra terra....preparandoci a proiettare al di là delle linee di combattimento, tuttora in fiamme, il credo della nostra priorità rivoluzionaria»

Nell'immediato secondo dopoguerra fondò insieme a Mauro Rana e Antonio Parozzi il Partito Democratico Fascista e già il 5 novembre 1945 al cinema Odeon di Milano mise a segno la prima azione del nuovo gruppo dando fuoco ai cartelloni del film "Roma città aperta". Nel gennaio 1946, insieme a Rana occupò una tipografia di corso Garibaldi obbligando i dipendenti a stampare le copie di Lotta fascista, foglio clandestino che ebbe una certa diffusione cittadina e di cui si occupò principalmente Brunilde Tanzi la quale fu poi vittima della Volante Rossa nel gennaio 1947. Leccisi l'11 aprile 1946 inviò una lettera al prefetto di Milano Ettore Troilo proponendo un compromesso politico che gettasse una "passerella tra Fascismo e antifascismo" ma a condizione che si procedesse alla scarcerazione dei fascisti ancora imprigionati a San Vittore e il permesso di celebrare una messa in suffragio dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, in caso negativo si sarebbe riservato il diritto di incominciare la lotta in nome dei propri martiri.  Venuto a conoscenza del luogo di sepoltura di Benito Mussolini, nella notte tra il 22 ed il 23 aprile 1946 si rese protagonista del clamoroso gesto del trafugamento della salma del Duce insieme a Rana e Parozzi. Approfittando di una rivolta in corso nel carcere milanese di san Vittore che impegnava le forze dell'ordine, i tre penetrarono all'interno del cimitero di Musocco dove disseppellirono la
salma e la portarono via. Leccisi raccontò, anni dopo, di aver appreso il luogo della sepoltura, che era tenuto segreto, da un ex prigioniero tedesco. Una volta trafugata, la salma fu custodita in un luogo segreto: secondo la testimonianza dello stesso Leccisi, fu portata a Madesimo, paese in alta montagna a poche ore da Milano. L'azione ebbe enorme risonanza nazionale. Già il 29 aprile fu arrestato Rana. Il 7 maggio Leccisi consegnò la salma a due frati minori del convento di Sant' Angelo di Milano[14] I due frati erano padre Enrico Zucca e padre Alberto Parini, quest'ultimo era fratello dell'ex Capo della Provincia di Milano Piero Parini. Il 17 maggio la polizia arrestò altri sedici iscritti del Partito Democratico Fascista, ma Leccisi riuscì a dileguarsi in tempo ed il 30 maggio, in piazza del Duomo obbligò, alcuni operatori a far scrivere sulle insegne luminose una frase inneggiante al Duce e l'invito a leggere Lotta fascista. Nel frattempo il cerchio attorno a
Leccisi continuò a stringersi. Il 22 luglio altri tre iscritti al PDF furono arrestati e il 31 luglio anche lo stesso Leccisi, dopo che sulle sue tracce si era messa anche la Volante Rossa.  Il 12 agosto le spoglie di Mussolini furono recuperate dalle autorità e trasportate nel convento dei cappuccini di Cerro Maggiore, vicino a Legnano, dove rimasero fino al 1957, quando il governo Zoli le restituì alla famiglia di Mussolini, consentendone la traslazione a Predappio. Leccisi fu deputato nazionale per il Movimento Sociale Italiano dal 1953 al 1963: alla Camera dei deputati fece parte della X Commissione (Industria e Commercio) durante la II Legislatura e della VII Commissione (Difesa) durante la III. Irriducibile sostenitore del fascismo di sinistra, ebbe continui scontri con le correnti maggioritarie del MSI, alle quali rimproverava apertamente il tradimento degli ideali del fascismo. Nel 1958 fu, con Palmiro Togliatti e Giorgio Almirante, uno dei principali sostenitori della cosiddetta "operazione Milazzo"[senza fonte] che, in Sicilia, rese possibile l'alleanza al governo della Regione tra il MSI e il PCI. Al termine della III Legislatura, nel 1963, il MSI dichiarò decaduta l'iscrizione di Leccisi, escludendolo dalle successive elezioni. Rientrato nel partito, fu poi consigliere comunale a Milano. Successivamente si ritirò a vita privata a Milano dove, negli ultimi anni della sua vita, si dichiarò contrario alla trasformazione dell'MSI-DN in Alleanza Nazionale. Morì a Milano il  2 novembre 2008 ad 88 anni. 
Ha pubblicato il libro :  “Con Mussolini prima e dopo Piazzale Loreto”, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 1991


25 aprile 1945

Esce l'ultimo numero de "LA REPUBBLICA FASCISTA" con l'articolo di fondo "Continuità della Rivoluzione Sociale" a firma Domenico Leccisi.

Nel momento in cui con lo sciopero generale indetto dalle formazioni partigiane si scatenava la caccia al fascista instaurando il terrore in città con l'appoggio indiretto degli angloamericani che fecero apposta a tardare il loro ingresso nella metropoli per consentire l'immane mattanza, quando la maggioranza degli italiani abbandonava la camicia nera e molti si legavano al collo il fazzoletto rosso, il giovane venticinquenne Domenico Leccisi, incurante del grave rischio cui si esponeva, animato dalla forza dell'Idea, firmava in prima pagina l'articolo con il quale suggellava per i posteri il grande messaggio di speranza di risoluzione dei conflitti sociali attraverso la continuità della rivoluzione.

Di seguito  uno stralcio dall'articolo:

"... oggi che il sipario pare stia per calare sull'ultimo atto della più grande tragedia vissuta dagli uomini noi alziamo la fronte verso il sole della nostra terra, testimone delle nostre grandezze e delle nostre sventure, preparandoci a proiettare al di là delle linee di combattimento, tuttora in fiamme, il credo della nostra priorità rivoluzionaria, che nelle tavole delle leggi sociali volute per primo dal rivoluzionario Mussolini, si espande e diventa dottrina."

CERRO MAGGIORE (MI) 

LA CHIESA DEL CONVENTO DEI FRATI CAPPUCCINI  DOVE FU NASCOSTA

LA SALMA DI MUSSOLINI  

La tomba di Mussolini al Cimitero Maggiore di Milano

dopo il trafugamento della salma








Brunilde Tanzi (Milano, 1912 – Milano, 17 gennaio 1947)

Proveniente da una famiglia fascista (il fratello negli anni dello squadrismo fondò il settimanale Il Torchio, dopo la costituzione della Repubblica Sociale Italiana si arruolò volontaria nel Servizio Ausiliario Femminile della Xª Flottiglia MAS. Alla fine della guerra fu presa prigioniera dai partigiani e sottoposta alla rasatura dei capelli. Nell'immediato dopoguerra aderì ai Fasci di Azione Rivoluzionaria e al Partito Democratico Fascista. Si occupò in particolare di diffondere il foglio clandestino "Lotta fascista" . Leccisi nelle sue memorie la ricordò poi come "una bella ragazza slanciata, dai grandi occhi neri" e soprattutto "decisa e instancabile nel servire la causa comune”. Il 9 dicembre 1946 la Tanzi era riuscita a far inserire ad un ignaro impiegato un disco in vinile con incisa la canzone Giovinezza durante le trasmissioni pubblicitarie ottenendo di far riecheggiare l'inno del Partito Nazionale Fascista su tutta la piazza del Duomo. Il 17 gennaio 1947 l'organizzazione Volante Rossa decise la sua morte. Il 17 gennaio 1947 a trentacinque anni Brunilde Tanzi venne ferita a morte nel centro di Milano in via San Protaso con un colpo d'arma da fuoco al petto. Lo stesso giorno fu uccisa anche Eva Maciacchini militante delle Squadre d'azione Mussolini. Nonostante le modalità dell'omicidio della giovane ausiliaria suggerissero come probabili responsabili gli uomini della Volante Rossa, gli autori materiali dell'omicidio non furono mai scoperti e così non vi furono condanne.

Milano 17 gennaio 1947
il corpo di Eva Maciacchini presso Lambrate

OTTOBRE 1945 DOMENICO LECCISI FONDA
  Il PARTITO FASCISTA DEMOCRATICO LOTTA FASCISTA



Mio padre durante il suo "soggiorno" obbligato a S. Vittore a seguito del trafugamento della salma del Duce, ritratto con carboncino da un detenuto che gli faceva la seguente dedica:

"Va dei momenti nella storia dei popoli in cui il concetto di Patria si concentra nel volto dei loro condottieri".

Lui a sua volta lo dedicò a mia madre così:

A Ida compagna inseparabile della mia vita, perchè nel volto mio riconosca i segni dell'onestà, della rettitudine e della lealtà, triade di valori che dona ai cuori comunanza assoluta di fede e di opere sino ed oltre la morte. Domenico

Novembre 1946 (Dal carcere di S. Vittore in Milano, dopo 4 mesi di dura prigionia).


GLI ATTI DELLA CORTE D' APPELLO DI MILANO
SUL TRAFUGAMENTO DELLA SALMA DI MUSSOLINI




PREDAPPIO 30 AGOSTO 1957  

DALLA VETTURA PROVENIENTE DA MILANO VIENE SCARICATA 

LA CASSA D' IMBALLAGGIO CONTENENTE LA SALMA DI MUSSOLINI

DONNA RACHELE VOLLE CHE LA CASSA FOSSE MESSA NEL SARCOFAGO COME ERA STATA CONSEGNATA " COSI' LA DEVONO RITROVARE" DISSE




IL GAZZETTINO - 31 AGOSTO 1957

IL POPOLO ITALIANO - 3 SETTEMBRE 1957

2 NOVEMBRE 2008  MUORE DOMENICO LECCISI

“22 aprile 1946: Giungemmo, come Dio volle, al campo 16. localizzata la fossa, secondo le indicazioni fornite dal soldato tedesco prigioniero, Ferruccio e Rino cominciarono a scavare. Al primo colpo di piccone, si fermarono stupiti: il fragore dell’attrezzo calato al suolo echeggiava (siamo intorno alla mezzanotte ndr) fortemente nella quiete della notte. Sembrava battessero su delle pietre. Dopo un attimo di incertezza, gli amici ripresero il lavoro. Superato il primo strato di terra indurita, il rumore cessò. Io, intanto, perlustravo i vialetti contigui, districandomi tra le tombe: pronto a dare l’allarme in caso di necessità…. Dopo circa un’ora e mezza di lavoro, Rino e Ferruccio si accorsero di essere giunti, con la punta dei loro attrezzi, a pochi centimetri da un corpo solido. Lavorarono di sole pale, finchè il coperchio nerastro di una cassa spuntò nel fondo della fossa. Si volsero verso di me, che non li perdevo di vista, facendomi un segno. Li raggiunsi di corsa….abbandonai il piccone e mi calai nella fossa. Afferrai i lati del coperchio, e, con uno strappo, lo divelsi. Accesi la torcia dirigendo il fascio luminoso nel fondo della bara: apparve subito, riconoscibilissima, la testa di Mussolini. Il labbro superiore leggermente contratto scopriva i denti incisivi in una smorfia che appariva come un triste sorriso…..Mussolini giaceva completamente nudo su di uno strato di trucioli di legno anneriti. I calzoni militari di tessuto diagonale, che indossava all’atto dell’arresto e che si vedono strappati e lordi di sangue nelle fotografie che lo ritraggono a piazzale Loreto, buttati sul ventre e sopra le gambe, gli facevano da sudario….. A gran fatica riuscimmo a far passare una grossa corda sotto il torace ed un’altra sotto le gambe della salma. Agganciate le due legature, riuscimmo ad estrarla del tutto…lo adagiammo sopra un’asse che trovammo lì vicino…. Finalmente vidi Ferruccio avanzare di corsa dal fondo del viale…depositammo la salma nel telo tenda che Ferruccio aveva portato con sé e prendemmo la via del ritorno…Fatti pochi passi, ci accorgemmo che il peso di quel corpo era terribilmente superiore alle nostre forze…fortunatamente, passando per un vialetto interno trovammo, sulla rotonda del Campo 24 una carriola…divenne, ai nostri occhi, il più lussuoso ed ambito carro funebre che potessimo offrire a Mussolini in quel momento…..senza volerlo, formavamo un piccolo corteo funebre. Ferruccio e Rino spingevano la carriola, ed io, indietro, mi guardavo attorno, facendo la guardia…pensai che quello era il primo (e sarà anche l’ultimo funerale concesso all’ex Capo del Governo d’Italia, ed ebbi un moto di ribellione: “Perdonaci, duce, se siamo costretti a renderti gli onori funebri”

(Domenico Leccisi “Con Mussolini, prima e dopo piazzale Loreto”, Roma 1991)